Il pensiero dell’artista

Per prima cosa NON LIMITARTI A GUARDARE, OSSERVA!

Davanti all’arte scruta ogni dettaglio, chiediti perché, soffermati a pensare, datti risposte ponderate, solo allora, finalmente, potrai godere nella contemplazione della bellezza dell’insieme.

* Premessa ideologica: Ritengo valido quanto affermato da Vittorio Sgarbi, in uno dei suoi ultimi convincimenti, ossia che la spinta innovativa della reazione ideologico-culturale del pensiero artistico del Novecento è ormai esaurita. Tutto sembra essere stato messo in discussione, rottamato, rinnovato, sperimentato. La spinta ideologica degli anni 50 e 60, la rivoluzione culturale del pensiero occidentale che ha condotto ai nuovi modelli espressivi astratti ed informali, sembra essere giunta ad un punto morto, in cui nulla più c’é di “nuovo”, di “spettacolare”, di “sorprendente” se non riferibile ad un déjà vu. Da questa affermazione e secondo la teoria del Vico, un “corso storico”, quello appunto del secolo scorso, il XX, è finito e siamo in attesa di un nuovo “ricorso storico” che a mio avviso vedrà in arte il ritorno alla forma. Un figurativo, però, che non sia becera e stucchevole riproposizione ingessata di regole e modelli canonici, ma che traduca l’esperienza concettuale informale in termini più facilmente fruibili. Il concetto di forma nell’espressione artistica non deve essere fuorviata da un ritorno verso scuole ormai desuete come la neoclassica o romantica, né deve far supporre che la risposta più logica sia l’iperrealismo che già da qualche tempo impera nei paesi Anglosassoni e non solo. Con il Metaformale[1], proposto in arte con una sua completa e complessa formulazione fin dal 2009, ritengo che ci si possa avvicinare alla forma più schietta, aggiornata e spontanea di un ragionevole e creativo realismo che sia più propriamente “verosimiglianza interpretativa emozionale della realtà”, piuttosto che una riproduzione acritica e fotografica della stessa.

[1] Movimento artistico da me formato nel 2009, insieme ad altri artisti la cui definizione è richiudibile in quanto segue:“Sintetismo Espressivo, ossia, interpretazione speculativa della realtà osservabile, elaborata con creatività, nell’intento di renderla rappresentazione verosimile della concettualità immaginabile, leggibile e sintetica”. Per approfondire clicca qui

*Verosimiglianza e sintetismo descrittivo: Due concetti basilari nella teorizzazione Metaformale, quella a cui si fa riferimento. La ridondanza barocca e quella del pieno periodo Liberty è stata, nel secolo scorso, soppiantata da un minimalismo delle forme e delle linee architettoniche, che ha voluto esemplificare eliminando ogni artificio figurativo, ogni decorazione che appesantisse la lineare descrizione dell’idea concettualmente raffigurata in arte. Un’esemplificazione che, estremizzata, ha condotto a sostituire alla figura proprio il concetto, riducendo all’osso la rappresentazione estetica anche in pittura. Voler tornare ad una espressione visiva più attinente al reale non vuole dire, però, ricondurre il figurativo ad una precisa e pedissequa riproduzione della realtà visiva. Come in letteratura esiste il concetto del riassumere in termini più semplici e concreti il pensiero, tagliando i rami e le foglie in esubero, lasciando solo l’essenza, l’albero della narrazione con le sue sole parti fondamentali. Così il Sintetismo Descrittivo raffigura la realtà sfrondandola del superfluo senza però rinunciare alla Verità della rappresentazione figurativa. Infatti, il concetto di Verosimile implica una doverosa sintesi che non può però prescindere dalla complessità della resa visiva che tenga conto di parametri quali il volume, il cromatismo, i toni d’ombra, la proporzione prospettica e non, affinché sia immediatamente percepibile come realtà e comprensibile raffigurazione estetica del bello che la figura umana può e deve esprimere. Il Verosimile, dunque, é recupero mnemonico ed elaborazione razionale e sintetica dell’immagine che si vuole rendere nel momento fissato sulla tela. In ciò sarà d’aiuto la raffigurazione del movimento e della postura dell’individuo (così come dirò più avanti), caratterizzando il soggetto con l’uso di simboli (vedi oltre) e con la riproduzione sintetica della foggia degli abiti utile a individuare lo status sociale, il carattere e l’umore del soggetto rappresentato, l’appartenenza culturale, il mestiere e il momento storico da descrivere.

Definizione di Verosimile: Una sintetica raffigurazione della vita reale filtrata dalla memoria e dalla immaginazione, che sia fantastica interpretazione, non acritica riproduzione, purché credibile e somigliante al vero.

*La rappresentazione figurativa e la “Folla”: Allo stesso modo in cui nel teatro shakespeariano il mondo è un palcoscenico, gli uomini sono attori e la vita è una commedia, la raffigurazione visiva del realtà assume gli stessi connotati. Il mondo è il substrato, la superficie dell’opera in cui il colore, l’ombra, il volume e la forma rappresentano una commedia col raccontare una azione che diviene interazione tra i singoli personaggi raffigurati dall’artista. Questa interazione é massima in un gruppo, nella “Folla”. Sia che si rappresenti l’umanità in fila in attesa di giungerne finalmente a capo, sia che si tratti di uomini e donne in giro per mercati o indaffarati nei propri pensieri, avanti e indietro per le strade del mondo, sempre di “folla” si tratta. Una folla individualista, in cui ciascun personaggio che la compone viene descritto nel divenire di un movimento che interagisce conflittualmente o meno con quello di altri personaggi a loro affiancati e raffigurati nella stessa opera. Senza dimenticare di descrivere con immediatezza il modo di essere, quello di pensare, la storia vissuta di ciascun individuo raffigurato nella folla, il coinvolgimento emotivo e l’interazione fisica, la corale partecipazione della folla stessa all’azione descritta nel momento sorpreso e fissato sulla tela. Un momento di concettualizzazione del perché e del che cosa significhi l’immagine che viene proposta all’osservatore.

* La narrazione: Il narratore-autore deve esprimersi con immediatezza e semplicità comunicativa affinché colui che osserva comprenda senza dubbi ciò che gli si vuole comunicare o fare intendere pur sottintendendolo. Si, oltre al messaggio palese di ciò che è raffigurato esplicitamente si può recepire anche un significato sottinteso, meno immediato eppure ugualmente percepibile attraverso il ragionamento che ogni raffigurazione visiva deve provocare nella mente di chi lo guarda. L’arte non é solo sterile raffigurazione della realtà, ma è suggestione, suggerimento, interpretazione del vissuto quotidiano, rielaborandone il senso in un messaggio concreto facilmente recepibile. Esempi di quanto sopra affermato sono i dipinti della serie I Mercati, Migranti, Equilibristi e Ciclisti.

*Il dinamismo espressivo posturale dell’azione: Tutti i personaggi sono raffigurati nell’atto del fare, del compiere un movimento. La postura del corpo, della testa e degli arti sono la comunicazione non verbale che un’opera figurativa deve sfruttare per essere meglio comprensibile. La posizione del corpo nello spazio bidimensionale di un’opera pittorica, con uno stop-immagine, contribuisce ad esprimere la potenza di un atto fissato nel momento del suo divenire azione. Un braccio alzato, la testa reclinata da un lato, il corpo flesso in avanti, le gambe raffigurate nell’atto del muoversi sono parametri che imprimono alla raffigurazione il movimento, così come la postura laterale, contratta e rigida, costituiva uno dei canoni della raffigurazione della figura umana nell’antico Egitto. Nonostante la rigidità espressiva pure quel mettere un piede davanti all’altro, quell’articolare le braccia, spesso ad angolo retto, erano un modo rudimentale di esprimere un’azione, un movimento. Abbiamo detto che liberarsi dagli schemi è una caratteristica dell’espressività moderna e per questo liberi ma espressivi sono i movimenti dei personaggi raffigurati.

*Lo sfondo: Nella raffigurazione artistica di un’azione fatta di più personaggi, lo sfondo non deve distrarre chi osserva l’opera dall’azione stessa. Quei “mezzi quadri vuoti”, fatti per metà di oscurità, che Caravaggio realizzava, servivano proprio ad accentuare ed indirizzare lo sguardo dell’osservatore sul soggetto raffigurato e posto in evidenza dal contrasto luce-ombra. Sebbene non prevalga l’oscurità, pure nelle raffigurazioni della realtà utilizzo uno sfondo spartano, sinteticamente solo accennato nei suoi componenti essenziali o determinanti per l’azione da descrivere. Più spesso, lo sfondo è così rigorosamente rarefatto, opalescente, sebbene luminoso, che avvolge tutta la rappresentazione come in una nebbia soffusa, misteriosa e arcana che, invece di attutire le immagini le sottolinea, inserendole in una atmosfera senza e fuori dal tempo. Atmosfera fatta di smog, polveri sottili piuttosto che da magiche polveri fatate. Definendo i contorni d’ogni singolo personaggio, la complementarietà dello sfondo non è più secondaria ma è parte integrante ed essenziale dell’opera.

*Simboli e simbologia: Nel rappresentare l’azione posta in essere dagli attori nell’opera pittorica, è ammissibile l’uso di simboli che caratterizzino sinteticamente i personaggi, rendendone più comprensibile la rappresentazione esteriore ma anche il loro senso concettuale all’interno dell’azione, stimolando la fantasia dell’osservatore. Gli oggetti più frequentemente rappresentati con una valenza simbolica ed il loro significato, caratterizzante per il loro uso, vengono di seguito elencati:

Occhiali da sole: si comportano come, e sostituiscono, le maschere del teatro greco, latino e della commedia dell’arte (dal Pappus e Maccus latini ai più recenti Pulcinella ed Arlecchino). Serve a rendere misterioso “l’apparire” di un personaggio senza scoprirne “l’essere”. Colui che li indossa è certamente dubbio, falso, insincero ma, al contrario, anche misterioso ed affascinante.

La bicicletta: esprime il desiderio di libertà, la gioia di muoversi senza i condizionamenti tecnologici della società fortemente industrializzata. Esprime però anche il senso della fatica che l’uomo deve spendere per raggiungere una qualsiasi meta che si è prefissata (sacrificio), per effettuare un’azione senza la moderna tecnologia (volontà e perseveranza), in questo senso può essere sostituita dal cavallo nella raffigurazione pittorica.

La barca: da sempre rappresenta un simbolo del viaggio, sia reale o iniziatico. Storica è la raffigurazione Egizia della barca solare di Ra, o di quelle che traghettano nell’aldilà le anime dei morti, da Osiride a Caronte. Il viaggio, dunque, può avere tanto un risvolto negativo, in quanto allontanamento da ciò che è caro, la vita o gli affetti, quanto, al contrario, connotati più allegri come atto positivo di rinnovamento e ricerca di felicità e di una nuova vita. Viene usato prevalentemente come segno di speranza anche quando riferito a tragedie come quella dei migranti (vedi la serie omonima).

I monili e le decorazioni degli abiti: servono a tipizzare l’essenza femminile anche dove essa sia meno evidenziata dal segno pittorico. Spesso è usato, per contrappunto ideologico, come segno di opulenza e di benessere economico. Anche all’interno di fasce sociali meno abbienti, individua un soggetto dominante su quel gruppo (vedi la serie riservata ai nomadi ed agli zingari)

La borsa: sia essa da lavoro, da viaggio, o di foggia femminile, anche quella della spesa o di un acquisto, assume il significato di contenitore del vissuto quotidiano, della conoscenza, dell’esperienza, della consapevolezza del già vissuto. Ma è anche lo scrigno segreto pieno di idee, pensieri, progetti o illusioni d’ognuno.

Gli ombrelli: indicano il desiderio di protezione, la necessità di un riparo sicuro non solo dalle intemperie ma da tutto ciò che danneggia l’individuo, lo avversa, lo mette in pericolo. Sottintende la prudenza, l’accorta valutazione dei rischi cui il soggetto si sottopone, l’astuzia meno creativa.

Il fuoco o falò: è luce, calore, desiderio di purificazione, passione e passionalità, vita ed allegria, sapienza e schiettezza. Ma il fuoco ha innumerevoli connotati simbolici, i più diversi e profondi. Si pensi al valore teologico del fuoco come punizione nella cultura cristiana e ebraica mentre per la cultura Zoroastriana, all’opposto dell’inferno Dantesco, é simbolo della divinità buona, del bene, della luce che illumina e purifica l’umanità. Si pensi ai fuochi sacri dell’antichità classica perennemente accesi nei templi in onore della divinità. In forma di falò, il fuoco assume anche la funzione di riunire attorno a sé uomini e donne che al suo calore si riscaldano e danzano come momento di gioia e di raccoglimento, è il focolare dell’antica Roma, della Grecia classica che riunisce i componenti di una stessa famiglia (vedi la serie “fuochi gitani”). Nello specifico il fuoco è usato come simbolo positivo e gioioso.

Oltre a quanto sopradetto, la stessa opera artistica può e deve avere un significato tanto palese quanto più nascosto e segreto (non necessariamente occulto, iniziatico od esoterico) che costituisca un messaggio più o meno esplicito che l’artista voglia comunicare.

Valcarlo Drensi, Inno alla Gioia, 50x100cm, acrilico su tela, 2016L’opera stessa diventa, allora, simbolica a prescindere dall’uso o meno di simboli. Un esempio di questo modo di intendere l’arte è: “Inno alla gioia“, in cui la raffigurazione visiva immediata appare essere la sola descrizione di un numero circense in cui tre giocolieri-equilibristi creano una piramide di corpi, suggerendo un senso di gioia di libertà, soprattutto nella postura della donna al vertice della triangolazione. Ma ad un osservatore attento non può sfuggire la fatica del ciclista che è sotto tutti nella piramide. A parte l’immediato impatto emozionale, liberatorio ed accattivante, l’opera ha un significato più profondo e sottaciuto. L’inno alla gioia è l’inno dell’Europa unita. In questa che è una raffigurazione simbolica dell’Europa, la donna al vertice della piramide con braccia allargate ed una corona di fiori che guarda verso il cielo, dà il senso di libertà e gioia. Ma quel pedalare, arrancando faticosamente del ciclista sulle cui spalle poggia il peso degli altri due equilibristi, vuole esprimere il senso della fatica dei popoli che compongono l’unione. Il vertice gioiosamente s’illude, mentre la base fatica pedalando per garantire i principi costituenti di un’istituzione che è sempre meno attenta ai bisogni delle popolazioni che la costituiscono senza riuscire a diventare credibile progetto geo-politico.

*Il titolo dell’opera: Un titolo non è per niente affatto fine a se stesso, soprattutto quando ragionato, pensato appositamente per una specifica opera. Permette di meglio veicolare il messaggio contenuto nell’opera stessa, facilitando la comprensione dell’azione raffigurata o accompagnando l’osservatore ad intendere il senso nascosto di quella. Il titolo è usato soprattutto per meglio chiarire il pensiero dell’autore trasposto nell’opera.

*Autori e Correnti artistiche di riferimento[2]: Giotto, Bruegel, Tiziano, Caravaggio, El Greco, Goya, Blake, Doré, gli Impressionisti Francesi, Kokoschka, la Secessione Viennese, Schiele, Odilon Redon, Segantini, gli Espressionisti, Duchamp, Schifano, Annigoni.
[2]N.B.: Limitatamente a particolari opere o periodi creativi della vita artistica di ciascun autore, a concetti, a modalità e tecniche espressive. Ponendo particolare attenzione alla raffigurazione della persona e dell’integrazione del singolo all’interno di un gruppo.

Valcarlo Drensi