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Spoleto Art Factory

DichiarazioneProBiennale_2020-Valcarlo Drensi

TusciaTimesÈ possibile leggere lintervista integrale a questo link.

 

È un “movimentista” convinto Valcarlo Drensi, o almeno lo é stato, prima a capo dell’“Affabulazione Italiana”, poi di un “Metaformale” in cui invano si troverebbe traccia dell’omonima concezione di pensiero sostenuta da Guido Calogero.
è il segno di un interesse volto a fornire il supporto di un preciso impianto teorico alla propria espressione artistica, frutto di una specifica riflessione a riguardo, in continuità con pratiche notoriamente di larga diffusione nel corso del novecento, oltre che con un’idea sociale e anche politica dell’arte, che privilegia l’azione di gruppo all’isolazionismo anarchico dei singoli individui. […] C’é in Drensi un chiaro debito nei confronti di una linea, il Post-Impressionismo, che è stata fra le dominanti in Europa tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento almeno, la volontà di svilupparne il colorismo diretto, a tocco netto e grasso, come componente strutturale che, nel proposito lirico di sdefinire, di disgregare la distinguibilità fra forma e forma, fino a rinunciare completamente alla messa a fuoco, proietta il rapporto fra le figure e lo spazio in una dimensione vitale di reciproca integrazione, mettendo in qualche modo d’accordo, se così si può dire, Cézanne e De Staël. Piuttosto, sembra più eccentrico il campo d’applicazione: l’uomo, anzi, gli uomini, che vengono esibiti quasi sempre nella loro pluralità, in disposizione orizzontale o verticale che sia, con la strutturalità decomposta della pittura a fare da perfetta metafora del loro essere un insieme comunque inseparabile, anche in una condizione permanente di annebbiamento che non é solo visuale, ma, probabilmente, anche esistenziale. è questo, forse, il messaggio più forte dell’arte di Valcarlo Drensi“.

Vittorio Sgarbi, 2018

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Vittorio Sgarbi – Premio Internazionale Arte Milano – 2017

Rivista Lagioiadell’Arte – Novembre 2016

IMG_5776Paolo Levi – Premio Arte Impero – Rivista Effetto Arte Ottobre/Dicembre 20016IMG_5779

Sandro Serradifalco – Catalogo Premio Grande Maestro 2016

IMG_5775Salvatore Russo – Catalogo The Best Modern and Contemporary Artists 2016

Gollini

La comunicazione visiva si espleta attraverso la traduzione – trascrizione della realtà visibile in emozionalità percepibile ,attraverso una rarefazione progressiva della forma leggibile, parziale (Formale) o sempre più estrema (Informale), purché sempre sottintesa (Manifesto Sintetico del Mataformale). É da questo principio che nasce il Metaformale, corrente artistica di cui Valcarlo Drensi è capostipite, icona, che ha fatto della forma/non forma il suo marchio di fabbrica. Partendo da un realismo di base, Drensi decostruisce l’immagine scomponendola attraverso masse di colore e luce, astraendola dal contesto e posizionandola su sfondi omogenei, non riconoscibili, creando in questo modo una sospensione della scena rappresentata, andando ad amplificare quel senso di isolamento temporale che lo caratterizza. I movimenti sono fluidi, la pennellata mossa ed impetuosa, sia essa su cartoncino o su tela; le anatomie sembrano animarsi sulla superficie pur cristallizzandosi nel loro agire. L’uso dell’oro rende queste nuove icone preziose, ne sacralizza i contenuti profani e, mitizzandole, le rende immortali nel tempo.”

Segni d’Arte  Aprile 2010

Dare di questo artista una netta classificazione è cosa assai difficile; le opere di Valcarlo Drensi sfuggono ad ogni definizione essendo esse stesse dichiaratamente frutto di numerose influenze, che convogliando su un’unica superficie, creano sempre nuove modalità espressive. Sulle sue tele, dagli sfondi a volte volutamente piatti, si vanno a posizionare attori dal fare scomposto che, animandosi, creano un movimento fluido, scolpito nei volumi dal magistrale uso di luce ed ombra; troviamo figure accennate, sbozzate come fossero sculture ma che, attraverso l’uso di segni veloci dati con grande precisione, emergono da quelle che sembrano quinte di scena dando vita ad un capolavoro teatrale. L’azione, per l’appunto, ha una importanza rilevante, sia a livello pratico per la sua centralità nello spazio, sia per il coinvolgimento emotivo dell’osservatore, fine a cui l’artista aspira focalizzandosi sulle interazioni tra i vari personaggi.La serie “Le notti zingare” è ricca di pathos, di drammaticità ma al contempo anche di gioia come bene si evince in “Flamenco”, di tradizione e, se così si può dire, di superstizione come in “Impara la carta”.Modernità e passato si fondono e convivono nell’opera di questo artista dai mille volti e dalle mille risorse che, nei suoi viaggi da un capo all’altro del mondo, trae ispirazioni dalla sua multiculturalità recuperando la narrazione di memorie ormai scomparse.

Segni d’Arte Anno XIII Speciale n.1 Giugno 2008

 

Protagonista indiscutibile dell’arte di Drensi è la figura umana, ottenuta con rapide pennellate ed indagata nelle mille sfaccettature della vita quotidiana, dalla donna che stira a quella che lava, a gruppi di persone che danzano allegramente o pescatori intenti a tirare la rete. Gli sfondi, solitamente monocromi, non permettono divagazioni spaziali, facendo in modo che l’attenzione dell’osservatore ricada interamente sui personaggi che animano il quadro, che lo popolano in concitati ed allegri gesti. Le opere di Valcarlo Drensi trasmettono una serena gioia di vivere, riescono a condurci lontano dalla frenesia della vita, attirandoci a partecipare a spensierate danze gitane, fino ad abbandonare per qualche minuto la nostra mente dai piccoli e grandi problemi quotidiani.

Catalogo 403 x Ampasilava, Museo MAGI ‘900, 6-13 Aprile 2008

 

“Valcarlo (Valerio Carlo Drensi), insolito nome per un insolito artista dei nostri tempi;cittadino del mondo, si sposta con facilità da un capo all’altro del globo portando con sé la sua arte e arricchendo di nuove esperienze il suo bagaglio culturale.Sulle sue tele, dagli sfondi a volte volutamente piatti, si vanno a posizionare attori dal fare scomposto che, animandosi, creano un movimento fluido, scolpito nei volumi dal magistrale uso di luce ed ombra; troviamo figure accennate, sbozzate sulla tela come fossero sculture ma che, attraverso l’uso di segni veloci dati con grande precisione, emergono da quelle che sembrano quinte di scena dando vita ad un capolavoro teatrale. L’azione, per l’appunto, ha una importanza rilevante, sia a livello pratico per la sua centralità nello spazio, sia per il coinvolgimento emotivo dell’osservatore, fine a cui l’artista aspira focalizzandosi sulle interazioni tra i vari personaggi. Potremmo quindi trovare delle “marine animate” che riportano a quelle tradizioni meridionali di sapore verghiano oppure, andando a curiosare tra la nuova produzione, potremmo trovarci catapultati in un ammaliante bistrot parigino o, semplicemente, ritrovarci ad essere parte di piccole quotidianità, narrate dalle sapienti mani di Drensi solo attraverso abiti vuoti, incorporee vesti femminili e maschili che, fluttuando leggeri su delle grucce quasi invisibili, raccontano le loro storie. Arte passionale, senza dubbio, in cui l’artista, ripercorrendo, forse, quello che è stato il suo passato, o quello che avrebbe voluto che fosse, lascia un po’ di sé in ogni opera cristallizzando ogni attimo per renderlo eterno.”

COTT’ART Magazine Anno I n.0 bis – Settembre 2007